mercoledì 29 giugno 2011

La Cosa

“Nonno, nonno, ci racconti una favola per farci addormentare ?” chiesero i nipotini.
“Certamente bambini, però questa sera voglio raccontarvi una storia vera che non conoscete e che si tramanda da diverse generazioni, forse un giorno anche voi la racconterete ai vostri figli”.

Il nonno iniziò il suo racconto.
Tutto ebbe inizio a Whitehaven, un piccolo villaggio che si affacciava sul mare d’Irlanda, il 30 Aprile 2319; era una giornata primaverile, ma fredda e nebbiosa. Sembrava un giorno come tutti gli altri. Gli adulti erano andati al lavoro, i ragazzini erano a scuola, e, malgrado non fosse bel tempo, i bimbi allegri giocavano nel parco accompagnati dalle loro tate e dai nonni; alcune massaie erano indaffarate nello loro faccende domestiche, altre erano andate al mercato, mentre i vecchietti giocavano a bingo al centro anziani. Nell’aria si poteva sentire il profumo dei dolci e del pane appena sfornati; nella piazza principale, tra le bancarelle, si udiva la pescivendola che urlava per attirare le persone e i pettegolezzi delle vecchiette; al contrario sulla spiaggia si sentiva solo il rumore delle onde che si frantumavano  sugli scogli. Nessuno avrebbe potuto immaginare ciò che stava per succedere …
Nel parco una bambinaia cominciò ad accorgersi che stava accadendo qualcosa di terribile alle piante: una sostanza viscida, nera, melmosa, stava risalendo dal terreno, si infiltrava nelle radici, risaliva lungo il fusto e, passando attraverso i rami, arrivava fino alle foglie. Dopo un po’ tutti gli alberi del parco erano diventati neri e, più tardi, iniziarono a liquefarsi dentro quella “Cosa”. La stessa sorte toccò ai fiori e all’erba. I bambini urlarono e tutti si rifugiarono nelle loro case.
Nel frattempo la “Cosa” stava emergendo anche dal fondale marino soffocando tutti i pesci che, trascinati dalle onde, venivano sbattuti sulla spiaggia: in pochi minuti la riva divenne un cimitero di creature informi.
Gli abitanti di Whitehaven accesero radio e televisioni: tutti i canali annunciavano che eventi catastrofici simili stavano avvenendo sull’intero pianeta.
La “Cosa” si stava espandendo sulla Terra; in un solo giorno aveva sterminato la fauna e la flora marina, e soltanto le piante nelle zone collinari e montuose erano ancora in vita. Ben presto l’ossigeno iniziò a diminuire, invece la temperatura del pianeta prese a salire perché la “Cosa”, essendo nera, assorbiva i raggi del Sole e l’anidride carbonica intrappolava il calore.
Nel giro di poche settimane la temperatura era salita di oltre 10 gradi; per questa ragione anche i ghiacciai cominciarono a sciogliersi  provocando l’innalzamento del livello degli oceani.
La spiaggia di Whitehaven, come tutte le altre, si ristringeva ogni giorno di più, fino a quando non scomparve del tutto; ma l’oceano continuava ad innalzarsi e in pochi mesi anche il villaggio e tutte le città costiere del pianeta furono sommerse. La Terra era sconvolta da continue tempeste e i fulmini, sempre più violenti e numerosi, provocavano incendi spaventosi che devastavano gli edifici: crebbe a dismisura il numero delle vittime animali e umane folgorate o intrappolate tra le fiamme.
Solo in cielo gli uccelli continuavano a volare, o almeno così credevano le persone, ma quando quelle macchie scure cominciarono a discendere sulla Terra gli umani si resero conto, terrorizzati, che non erano uccelli, si trattava invece di mostri volanti fatti di gas letali che, penetrando attraverso le narici, soffocavano gli esseri viventi strappandogli l’anima.
La “Cosa” aveva preso coscienza di sé e ora dominava sull’intero pianeta. Alcuni scienziati riuscirono a prelevarne un campione e scoprirono con orrore che era composta da tutte le sostanze chimiche e radioattive con le quali gli uomini avevano inquinato il pianeta per secoli.

“Nonno, nonno, ma nessuno provò a fermarla ?” chiesero i bimbi spaventati.
“Si, ma fallì” e il nonno proseguì il suo racconto.

Il gruppo di scienziati che aveva analizzato il frammento della “Cosa” cercò un mezzo per neutralizzarla, ma morirono quasi tutti vittime dei gas viventi che infestavano l’atmosfera. Il solo rimasto, il più giovane, continuò le ricerche e casualmente scoprì che a contatto con la Xaanite la “Cosa” si trasformava in una polvere inerme.

“Che cos’è la Xaanite ?” domandarono i bambini.
“é una roccia radioattiva che si trova solo sul pianeta Mercurio” rispose il nonno, e continuò.

Il giovane scienziato si mise in contatto con le autorità militari per informarle della sua scoperta. Quest’ultime decisero immediatamente di organizzare il viaggio verso il Pianeta. Ma ogni tentativo di abbandonare la Terra con un’astronave fallì: quando cercavano di partire la “Cosa” lì afferrava con centinaia di tentacoli e li trascinava nelle profondità del pianeta. Quando fu chiaro che non c’era più nessuna speranza, il chimico si mise in contatto con la stazione lunare e, disperato, li mise al corrente dei fallimento. Spinto da un’improvvisa follia afferrò la Xaanite e si gettò contro la “Cosa”; per qualche istante sembrò avere la meglio: la “Cosa”, dopo aver capito che quella roccia era per lei fatale, indietreggiò, ma poi un tentacolo afferrò il giovane alla gola e lo trascinò dentro la melma. Fu a quel punto che le stazioni spaziali che orbitavano intorno alla Terra registrarono un boato agghiacciante: gli abitanti sopravvissuti stavano urlando mentre la “Cosa” li inghiottiva e li digeriva come una Nepenthes sanguinea.

“Nonno, allora come mai noi siamo qui ?”
“Perché, bambini, la stazione che i nostri antenati costruirono sulla Luna era anche una città-astronave e noi ci troviamo su di essa, in viaggio ormai da 213 anni, alla ricerca di un nuovo mondo!”.



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